IL “LINGUAGGIO” DEL GATTO…
Il nostro micio “ci parla” con il suo comportamento. Scopriamo quali sono i segnali che vuole mandarci per costruire con lui un rapporto ancora più sereno e appagante.
L’antenato più vicino al gatto domestico è il Felis silvestris lybica. Il piccolo felino potrebbe essere stato fin dalla notte dei tempi, un partner relazionale per l’essere umano e non allevato allo scopo di proteggere le derrate alimentari dai nocivi. Il ritrovamento di una statuetta raffigurante una donna che tiene tra le braccia un animale simile a un gatto, rappresenta la prima traccia della relazione tra l’uomo e il piccolo felino. A Cipro, recentemente, è stata scoperta una sepoltura datata 6000 A.C., dove un essere umano è in compagnia di un gatto, entrambi ricoperti con piante, pietre preziose e conchiglie. Questi particolari testimoniano che, fin dall’antichità, esiste una profonda relazione tra il gatto e l’essere umano. Il gatto è un animale sociale “facoltativo”, in grado cioè di vivere in modo solitario o formare gruppi sociali stabili formati da individui della propria specie (famiglie, bande matriarcati, colonie) o da esseri umani in base alle condizioni ambientali e al “carattere” dell’individuo. Questa plasticità comportamentale, e in particolare di organizzazione sociale, si è probabilmente accentuata grazie alla convivenza e alla condivisione dell’ambiente di vita con l’uomo.

Il linguaggio del gatto
I vocalizzi, i segnali visivi, olfattivi e chimici (i feromoni) rappresentano il mezzo di comunicazione con i propri simili e gli esseri umani. I piccoli felini sono in grado di emettere ben undici tipi di messaggi vocali differenti che accompagnano soprattutto le “liti” tra gatti e il corteggiamento. All’interno della famiglia umana, i segnali vocali creano un “dialetto” che permette di comprendersi vicendevolmente: i trilli, i miao sommessi e strillati, i soffi e così via consentono al piccolo felino di trasmettere emozioni e desideri.
La postura
Per quanto riguarda le posture, quando il gatto è “irritato”, può aggredire per difendersi: gli arti si flettono, le orecchie si appiattiscono sul capo e sono portate lateralmente, il corpo bascula progressivamente fino a porsi su di un fianco. Invece, quando il piccolo felino attua un comportamento di aggressione offensiva, fa di tutto per apparire più grande: il corpo si solleva grazie all’estensione degli arti, il dorso assume la forma a “u rovesciata”, le orecchie sono appiattite sulla testa e portate all’indietro. La coda si solleva sempre più fino ad assumere la posizione concava. Se l’intruso non si allontana, il gatto può avvicinarsi rapidamente correndo “di traverso”. Lo “scodinzolio” indica “l’irritazione” del piccolo felino mentre la coda tenuta in posizione verticale è un segnale di “saluto” diretto agli altri gatti o agli esseri umani che fanno parte del gruppo sociale.

E’ opportuno interrompere il contatto fisico quando la punta della coda del gatto inizia a muoversi. Rispettare i segnali di disagio emessi dal piccolo felino, permette la costruzione della relazione.
Graffiature e marcatura
Le graffiature sono una combinazione di segnali visivi (le tracce lasciate dai graffi) e chimici (i feromoni escreti dalle ghiandole interdigitali) realizzati con le mani (dall’alto verso il basso o orizzontalmente) nei pressi di un luogo di riposo (per esempio il divano o le sedie della cucina) o di passaggio tra l’interno e l’esterno dell’abitazione (per esempio lo stipite della porta – finestra o il tappetino d’ingresso). Le graffiature indicano che quel giaciglio è “occupato” oppure che qualcuno passa abitualmente in quel luogo. L’emissione di qualche goccia di urina su un supporto verticale costituisce una marcatura urinaria: il gatto rimane in stazione quadrupedale (non si accuccia) e, mentre la coda tenuta in posizione verticale vibra, emette una piccola quantità di urina. Le marcature urinarie, realizzate sia dai maschi sia dalle femmine, sono deposte lungo i percorsi che il gatto compie abitualmente per spostarsi da una zona all’altra dell’abitazione (per esempio dal luogo di alimentazione a quello di riposo o di eliminazione e di gioco). Le marcature urinarie sono emesse normalmente dal gatto; il piccolo felino, però, depone questi segnali soprattutto quando è “molto preoccupato”.
I feromoni
Il gatto comunica anche grazie all’emissione di feromoni. La percezione di queste sostanze chimiche, però, è, preclusa all’essere umano! I “feromoni facciali” sono deposti dal gatto mediante lo sfregamento del viso sugli oggetti (per esempio le gambe del tavolo e delle sedie) e sugli esseri viventi che fanno parte della famiglia. Così facendo, il piccolo felino li esplora e li conosce: oggetti ed esseri viventi non rappresentano più un pericolo! I segnali di allarme sono rappresentati da feromoni secreti dai sacchi anali e dalle ghiandole poste nei cuscinetti plantari delle mani e dei piedi: la percezione di queste molecole da parte del gatto provoca evitamento e fuga.
Se ti preoccupi, mi agito anch’io!
La preoccupazione del proprietario, legata a ciò che può accadere durante il trasporto o al ricordo dei viaggi realizzati in precedenza, induce quest’ultimo a fissare il proprio gatto, a muoversi rapidamente gesticolando, ad alzare il tono della voce e a cercare di toccarlo più frequentemente. Il disagio causa la dilatazione delle pupille e l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria: il piccolo felino è in grado di “leggere” con facilità questi messaggi e “si allineerà” velocemente alla situazione emozionale negativa del proprietario.
Per eliminare la presenza dei feromoni di allarme, è necessario lavare accuratamente con acqua e sapone neutro il trasportino dopo ogni viaggio.
A cura di Sara Giussani, Medico Veterinario esperto in comportamento animale