GELOSIA PORTAMI VIA!
Anche il cane e il gatto possono essere gelosi del loro proprietario, manifestando il proprio disagio attraverso diversi comportamenti. Scopri come gestire al meglio la situazione.
L’emozione è la risposta data da un individuo agli eventi che accadono nell’ambiente esterno o ai cambiamenti che capitano nel “suo mondo interno” (indotti, per esempio, dai ricordi). Ogni stimolo (un rumore, un odore, un sapore o un contatto) può scatenare una reazione di tipo fisiologico (la variazione della frequenza del respiro o del battito cardiaco) e comportamentale (l’espressione del volto, la postura, la cinetica del movimento). Nell’essere umano, le emozioni sono suddivise in primarie (gioia, rabbia, paura, tristezza, sorpresa e disgusto) e secondarie (gelosia, invidia, allegria, vergogna, rassegnazione, speranza e tante altre).
Il cane, il gatto e le emozioni
Anche numerosi animali, tra i quali i mammiferi (compresi cane e gatto), sono riconosciuti capaci di provare emozioni di base. Le espressioni del viso (occhi spalancati, pupilla dilatata, posizione delle orecchie, tensione delle labbra e dei baffi), la tensione dei muscoli del corpo, il movimento della coda e il tipo di vocalizzi emessi indicano che cosa il cane o il gatto stanno provando in quel momento.
La gelosia
Il legame tra cane, gatto e referente è da considerarsi al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma. L’essere umano è, a tutti gli effetti, la figura di riferimento e accudimento di questi animali e, tra le specie, nasce una vera e propria relazione affettiva. La gelosia deriva dalla paura di perdere un affetto e ha una connotazione “negativa” legata alla paura, alla frustrazione e alla rabbia. Quando adottiamo un cucciolo o un gattino oppure nasce un bambino, per esempio, il nostro “primogenito peloso” può risentirne e mostrare atteggiamenti riferibili alla gelosia tra fratelli. Anche parlare al telefono o lavorare al pc può indurre comportamenti che esprimono un disagio emozionale.
Proviamo a coinvolgerli
I vocalizzi, il cavalcamento, le distruzioni, le minzioni in luogo inappropriato, le marcature urinarie, le graffiature a carico degli arredi, l’aggressione e così via sono comportamenti spia del disagio legato alla paura e alla rabbia. Sgridare l’animale, ripetere con voce tonante “No!” oppure “Basta!”, isolare il cane o il gatto (magari chiudendo la porta di una stanza) oppure punirlo peggiora la situazione. È opportuno, invece, comprendere il suo disagio e accogliere le sue difficoltà. Come? Ad esempio, facendo partecipare il nostro amico a quattro zampe alla conversazione telefonica oppure spiegandogli che tipo di progetto stiamo realizzando al pc.
Non serve la forza
Ignorare tali comportamenti, arrabbiarsi o cercare di inibirli porteranno l’animale ad “alzare la voce”, intensificando la richiesta di attenzione o a trovare nuove strategie per comunicare con noi, anche se in modo “sbagliato”. Inoltre, le punizioni inducono il cane e il gatto a comprendere che la forza è uno strumento utile per risolvere le difficoltà e favoriscono la comparsa del comportamento di aggressione.
Il nostro amico peloso può provare gelosia verso qualcuno (o qualcosa) che considera un rivale, come un altro animale, un neonato o persino un oggetto che utilizziamo spesso.
Cane e gatto esprimono la propria gelosia, ad esempio, attraverso vocalizzi, graffiature sugli arredi, comportamenti aggressivi e distruzioni di oggetti.
Autore: Sabrina Giussani,
Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale
Medico Vetrinario esperto in IAA
Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF
Master in Etologia applicata e Benessere animale
Presidente SISCA