Comportamento ed educazione

IL TRASPORTINO, LA “CASETTA VIAGGIANTE” DEL GATTO

Non sempre il nostro piccolo felino accetta di buon grado di entrare nel trasportino per affrontare un viaggio in automobile: da cosa deriva questo disagio e cosa possiamo fare per aiutarlo?

Alcuni fattori, come il modello del trasportino, la preoccupazione del proprietario e il viaggio in automobile possono modificare lo stato emotivo del gatto. Affinché il piccolo felino colleghi al trasportino un’emozione positiva e un buon ricordo, è possibile scomporre “l’evento” nelle differenti parti che lo compongono, perfezionandole dal punto di vista del comportamento e della comunicazione di Micio.

 

Le caratteristiche del trasportino

In commercio sono disponibili numerosi modelli costruiti con materiali e forme differenti. Ritengo siano da preferire quelli di plastica, lavabili e che possono essere divisi in due parti (la base e il coperchio) così da evitare, per esempio, di dover estrarre forzatamente il gatto sul tavolo da visita del Medico Veterinario. Il trasportino, inoltre, dev’essere di dimensioni adeguate così da consentire all’animale di girarsi e accucciarsi agevolmente: dev’essere considerato dal nostro amico peloso “una piccola casetta viaggiante”, dove sentirsi protetto e al sicuro!

 

Come farlo sentire a suo agio

Affinché sia completamente a suo agio, è necessario coinvolgerlo nell’esplorazione del trasportino e lasciarglielo, fin dall’adozione, sempre a disposizione con la porticina aperta e con un morbido cuscino all’interno. È importante anche vaporizzare all’interno i feromoni di tranquillità prima di ogni viaggio: due o tre nebulizzazioni sono più che sufficienti.

 

 

Quando spruzzate nel trasportino i feromoni della tranquillità, assicuratevi di farlo nell’ambiente esterno e di attendere circa quindici minuti primi di introdurvi l’animale, così da favorire l’evaporazione del solvente alcolico contenuto nel prodotto.

 

Cosa fare durante il viaggio

Per rendere più agevole la permanenza è opportuno deporre sul fondo della “casetta” un tappetino assorbente: una volta tornati a casa, il substrato dovrà essere gettato, poiché ormai pieno dei feromoni di allarme emessi dai polpastrelli delle mani e dei piedi di Micio quando è a disagio.

La preoccupazione del proprietario

Il messaggio comunicativo trasmesso dall’essere umano al piccolo felino è composto di una parte non verbale (come tono, ritmo e volume della voce; movimenti del corpo e direzione dello sguardo) e una verbale, che è tipica dell’essere umano ma non totalmente preclusa al gatto. Il piccolo felino, infatti, sembra essere in grado di comprendere il significato di alcune parole e gli elementi di una comunicazione – sia verbali che non verbali – possono modificare il suo stato emozionale.

Se ti preoccupi, mi agito anch’io!

La preoccupazione del proprietario, legata a ciò che può accadere durante il trasporto o al ricordo dei viaggi realizzati in precedenza, induce quest’ultimo a fissare il proprio gatto, a muoversi rapidamente gesticolando, ad alzare il tono della voce e a cercare di toccarlo più frequentemente. Il disagio causa la dilatazione delle pupille e l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria: il piccolo felino è in grado di “leggere” con facilità questi messaggi e “si allineerà” velocemente alla situazione emozionale negativa del proprietario.

La fobia da trasporto

Molti gatti viaggiano con difficoltà: i vocalizzi, le minzioni e defecazioni emozionali, la polipnea (respirare a bocca aperta), la scialorrea (fuoriuscita di saliva ai lati della bocca) e il vomito sono sintomi di estremo disagio e possono indicare la presenza di una fobia da trasporto che, se associata “al mal d’auto”, compromette lo stato emozionale dell’animale provocando la memorizzazione di un’esperienza negativa.

I primi viaggi

Per realizzare un “buon” viaggio, oltre a vaporizzare i feromoni di tranquillità, è bene collocare il trasportino (almeno durante i primi spostamenti) sul sedile del passeggero, così che il gatto possa vedere il proprietario ed essere rassicurato. È possibile anche tenerlo aperto e consentire al piccolo felino di esplorare l’auto, a motore spento prima di partire.

Ci vuole delicatezza e pazienza

Durante il viaggio, inoltre, è consigliabile evitare frenate improvvise e ripetute accelerazioni poiché il disagio legato al trasporto potrebbe portare a manifestazioni neurovegetative (come scialorrea e vomito). Assicuriamoci, infine, di ripetere lo spostamento in automobile con frequenza settimanale (compiendo, ad esempio, il giro dell’isolato) almeno durante il primo anno di vita del gattino per consentirgli di “fare esperienza”. Realizzare un solo viaggio all’anno, di certo, non è sufficiente!

A cura di Sara Giussani, Medico Veterinario esperto in comportamento animale