Comportamento ed educazione

IL “TESORO” DEL CANE… CIBO E OGGETTI

Il cane e le abitudini alimentari: scopriamo quali sono le principali, come soddisfarle al meglio e perché – a volte – il cibo può diventare un “tesoro” da nascondere e custodire.

Il cane (“Canis lupus familiaris”), frutto dell’incontro tra l’uomo e il lupo, è la prima specie animale addomesticata dagli esseri umani. I cacciatori-raccoglitori avevano bisogno di animali forti come i lupi per la soma, la caccia e la guardia: è possibile ipotizzare, infatti, che nel paleolitico superiore i branchi di lupi che convivevano con le tribù abbiano sviluppato con esse – nel corso dei millenni – una sorta di simbiosi. I primi cani si sono sviluppati, perciò, da questi lupi “simbiotici” durante i numerosi eventi di domesticazione, avvenuti in un lungo arco temporale.

Carnivori sin dalle origini

È probabile che i lupi selvatici siano stati spinti ad avvicinarsi agli insediamenti temporanei dei cacciatori-raccoglitori e a seguirli nei loro spostamenti dalle carcasse che gli antenati lasciavano dietro di sé. Ciò suggerisce che all’inizio del processo di domesticazione i cani si siano avvalsi di una dieta quasi interamente carnivora: infatti, un recente studio ha rilevato un aumento del numero di copie del gene amilasi (necessario per la digestione degli amidi) durante l’addomesticamento del cane; questo animale, quindi, si è adattato solo in un secondo momento alle diete ricche di amido.

Il comportamento alimentare

Le preferenze alimentari del cane sono state modificate dalla domesticazione operata dall’essere umano. I gusti del cucciolo possono essere influenzati dall’alimentazione della madre durante la gravidanza, poiché il cibo modifica la composizione del liquido amniotico che avvolge i feti e cambia il gusto del latte. Anche l’esperienza, però, può orientare i suoi gusti. Facciamo un esempio: un alimento che gli ha provocato importanti sintomi di malessere sarà evitato in futuro, mentre alcuni soggetti faticano ad “assaggiare” i cibi che non hanno ingerito durante la giovane età.

 

E’ meglio dare da mangiare al proprio cane prima o durante il nostro pasto, così da saziarlo ed evitare che ci chieda continuamente cibo mentre siamo a tavola.

 

Alcune abitudini

Quando l’alimento è a disposizione, il cane adulto lo consuma soprattutto durante il giorno suddividendolo in pochi pasti; il senso dell’olfatto interviene per localizzare il cibo e per iniziare l’ingestione mentre, in seguito, il gusto è utilizzato per identificare l’alimento. Alcune razze, come per esempio i Retriever, sono molto voraci: questa caratteristica è legata alla sopravvivenza nei climi freddi, in cui è necessario accumulare calorie così da immagazzinare grasso sottocutaneo. I cani che hanno origine nei Paesi caldi, invece, sono longilinei, leggeri e con poco grasso nel sottocute, poiché hanno bisogno di disperdere il calore: levrieri e primitivi, perciò, hanno spesso un appetito ridotto. La propensione verso un alimento è legata ad aspetto, odore, sapore e consistenza di questo ultimo.

Il pasto del cane, una questione di gerarchia?

Fino a qualche anno fa, il momento del pasto del sistema famiglia era considerato un punto critico nella costruzione della “gerarchia”: si pensava, infatti, che la consumazione del cibo dovesse avvenire al termine di colazione, pranzo e cena del partner umano, mentre la ciotola del cane dovesse restare a disposizione solo pochi minuti. Tutto ciò è stato pienamente smentito dalle ricerche più recenti. La preparazione e la consumazione del pasto sono un momento di unione del gruppo famiglia, fondamentale nella costruzione di una relazione appagante. Per questo motivo, è necessario somministrare il pasto al cucciolo/cane adulto due o tre volte al giorno, cosicché la disponibilità della risorsa alimentare ostacoli la nascita di una competizione.

Il cibo come unione familiare

L’alimento dev’essere distribuito in un luogo tranquillo dell’abitazione, così che il cane lo consumi senza essere disturbato dal passaggio dei proprietari o di altri animali presenti. Inoltre, somministrargli il cibo prima o durante la colazione, il pranzo o la cena dei partner umani ridurrà il fenomeno dell’accattonaggio: un cucciolo o adulto sazio, infatti, rimarrà più facilmente accucciato e tranquillo vicino al gruppo che mangia. Il cibo serve sì per il nutrimento del cane, ma assume anche un valore simbolico, ossia di unione e intimità, in particolare quando non si tratta delle solite crocchette o dell’umido, bensì di un bocconcino che arriva dal piatto della persona con cui vive.

Nascondere il cibo, perché?

A oggi non sono stati realizzati studi sul comportamento mostrato da alcuni cani di nascondere il cibo. Un biscotto, un pezzo di pane, un osso finto possono essere “sotterrati” tra i cuscini del divano, sotto un tappeto, nella terra del giardino o in un parco. Le ipotesi alla base di questo atteggiamento possono essere, secondo me, molteplici: il cane crea una “scorta alimentare” da consumare in seguito, nasconde un boccone prelibato quando non ha più appetito per evitare che altri animali lo mangino oppure non gradisce il cibo e lo fa “sparire”.

Il “cane-scavatore”

Marcovaldo, il cane con cui vivo, quando era un cucciolo “sotterrava” i biscotti che non gli piacevano sotto il cuscino della cuccetta dei gatti. Poiché i piccoli felini usavano quel luogo di riposo per dormire, Marcovaldo poi si preoccupava e spostava più volte il “tesoro”! Ancora oggi, quando un biscotto non è di suo gradimento, a volte lo posiziona sul divano e con il muso “scava” nel tessuto coprendolo con cura. Nel corso degli anni, ho conosciuto anche cani che hanno imparato dai proprietari a “fare giardinaggio”, osservandoli durante le operazioni di scavo e posizionamento delle piantine. Dopo qualche ora, gli animali sono portati a sotterrare il giocattolo preferito o a spostare un arbusto, “sistemando” il giardino secondo il proprio gusto!

Mai esagerare

Bisogna considerare anche quanto giocare. Il cane non ha bisogno di correre come un pazzo per lunghi periodi, quindi il gioco – soprattutto quello dinamico che prevede grandi corse – è meglio che non superi i cinque-dieci minuti, anche per le razze più attive. Possiamo giocare anche diverse volte al giorno, ma ricordiamo di inserire sempre delle pause in cui Fido sta seduto o sdraiato per recuperare il fiato.

Ci vuole sempre criterio

Scegliamo il gioco giusto considerando anche la motivazione del nostro cane. Se ne abbiamo uno iperattivo, evitiamo lanci e corse ripetute e privilegiamo i giochi di naso e di ricerca. Insegniamogli con il gioco dei comportamenti statici come “seduto” e “resta” e, soprattutto, evitiamo di sollecitarlo a corse sfrenate. Valutiamo, infine, l’età e lo stato di salute: non facciamolo saltare se ha problemi articolari o della colonna e neanche se è troppo giovane o troppo vecchietto.

A cura di Sabrina Giussani, Medico Veterinario esperto in comportamento animale.