IL RETTILE CON LA CRESTA
Originario della Nuova Caledonia, il geco crestato è un esemplare molto amato dagli appassionati di rettili, soprattutto per la semplicità di allevamento e il suo aspetto curioso.
Il geco crestato è un piccolo sauro dall’indole docile e timida, proveniente dalle Isole della Nuova Caledonia, un arcipelago situato nell’Oceano Pacifico vicino all’Australia.
L’origine del nome
Il “Correlophus ciliatus” (questa la denominazione scientifica) deve il suo nome alle numerose squame presenti su tutto il corpo (coda compresa) che formano due creste lungo la schiena e proseguono fino alla testa, allungandosi sugli occhi come vere e proprie ciglia. Dotato di zampe robuste, è in grado di fare grandi salti: le lamelle sub digitali presenti sulle dita e sulla punta della coda, inoltre, gli consentono una presa salda e sicura su ogni superficie, anche la più liscia, agendo come piccole ventose o artigli.
Un animale notturno
Essendo un animale crepuscolare, che ama passare la giornata nascosto tra le piante, è necessario allestire il terrario con una fitta vegetazione che possa offrirgli riparo e permettergli di arrampicarsi facilmente sui rami. È importante, inoltre, mantenere elevato il livello di umidità, mentre non ci sono particolari problemi per quanto riguarda la temperatura.
La giusta alimentazione
Il geco crestato è onnivoro: gli insetti vivi sono immancabili nella sua dieta, da alternare alla frutta (frullata o da omogeneizzati). Solitamente, in inverno ha meno appetito ed è sufficiente alimentarlo due volte alla settimana. Per evitare carenze e possibili malattie ossee, è fondamentale integrare il cibo con calcio e vitamina D3: il primo può essere mischiato nei frullati o distribuito sugli insetti; la seconda, invece, dev’essere somministrata una volta alla settimana.
Possibili patologie
Le patologie più comuni tra questi rettili interessano soprattutto l’intestino, causate da parassiti che colpiscono il sauro nei momenti di maggiore stress. Esistono, poi, quelli cutanei facilmente riconoscibili sulle squame. La mancanza di calcio, infine, provoca spesso la cosiddetta “floppy tail” che impedisce al geco di restare ben attaccato alle superfici verticali e di tenere la coda in posizione eretta.
A cura di Emma Conversano
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