Acquariologia

LE RANE IN ACQUARIO

Non solo pesci: in un acquario, oltre a crostacei e chiocciole, è possibile ospitare anche degli anfibi, tra cui alcune rane tropicali. Scopriamole insieme.

Pur essendo legate all'ambiente acquatico, quasi tutte le specie degli anuri necessitano, per vivere, di una zona emersa più o meno ampia. Esistono, però, alcune rane che non escono mai dall'acqua, hanno bisogno di risalire solo di tanto in tanto in superficie per respirare e sono, quindi, adatte a vivere in un vero e proprio acquario.

La particolarità dei Pipidi

Questi anfibi fanno parte della famiglia dei Pipidi, che raggruppa rane diffuse in varie parti del mondo, tutte caratterizzate dall’assenza di lingua, cosa particolarmente singolare considerando le loro “cugine”, ma che si spiega proprio col fatto che, vivendo e mangiando in acqua, questa non avrebbe alcuna utilità.

 

Lo Xenopo liscio

Sicuramente è il più comune in commercio: nei negozi, infatti, capita spesso di imbattersi in questo piccolo rospetto acquatico africano di pochi centimetri di colore grigio oppure rosa (forma albina), che solitamente viene acquistato per il suo buffo aspetto. Xenopus laevis però, seppure piuttosto semplice da allevare, non è certo l'ospite ideale per il classico acquario di comunità, in quanto si tratta di un animale lento e impacciato che, quindi, difficilmente riesce a vincere la concorrenza dei pesci nella cattura del cibo e, allo stesso tempo, di uno spietato predatore in grado di ingoiare pesci di dimensioni simili alle sue. Queste rane crescono in fretta, nel giro di poco tempo superano la decina di centimetri (le femmine, riconoscibili per un piccolo accenno di coda, sono destinate a crescere in media 2-3 cm più dei maschi) e i pesci dell’acquario cominceranno a sparire! È consigliabile, dunque, collocare questi anfibi in acquari dedicati, dove sia possibile allevare e, magari, riprodurre una coppia o un piccolo gruppo.

Hymenochirus

Gli Imenochiri somigliano a degli Xenopus in miniatura, in quanto da adulti non superano i 3-3,5 cm. Per essere certi di non confondere i due generi basta osservare le zampe anteriori, che negli Hymenochirus sono palmate. Anche queste rane sono di origine africana: in commercio si trovano due specie molto difficili da distinguere l'una dall'altra, ma che comunque hanno le stesse esigenze di allevamento. Normalmente, nei negozi è reperibile la forma selvatica grigia, mentre quella albina giallo-rosata è ancora piuttosto rara. Anche in questo caso la convivenza con i pesci non è assolutamente consigliabile, perché si tratta di animali molto lenti, che difficilmente riuscirebbero a nutrirsi a sufficienza se messi in competizione con pesci molto più rapidi e veloci.

Si consiglia di allevare le rane acquatiche in una vasca dedicata, perché - considerata la loro lentezza - non potrebbero competere con gli altri pesci per nutrirsi.

 

Pipa

È un genere di rane diffuso in tutto il Sudamerica, che comprende diverse specie le cui dimensioni variano dai 5 ai 20 cm e sono tutte caratterizzate da un corpo molto appiattito e dall’abitudine di non abbandonare mai l'acqua. Molto più difficili da reperire rispetto alle specie precedenti, la loro peculiarità più straordinaria è la modalità di riproduzione. Le uova, infatti, non vengono rilasciate in acqua tra la vegetazione, come nella maggioranza delle altre rane, ma vengono raccolte sul dorso della madre che si modifica, formando delle piccole cavità nella pelle tali da poterle accogliere. Al momento opportuno, da queste “tasche” emergeranno, a seconda delle diverse specie di Pipa, i girini o le piccole ranocchiette già metamorfosate.

Il corretto allevamento

L'acquario destinato a ospitare queste rane può essere molto semplice ed essenziale: nessun materiale di fondo per evitare che sabbia o ghiaia provochino occlusioni, dato che questi anfibi hanno l'abitudine di ingoiare qualsiasi cosa, un sistema di filtraggio efficiente ma che non generi correnti che le metterebbero in difficoltà nel nuoto e un coperchio a prova di fuga, dato che sono maestre nell'evasione. Naturalmente, fra superficie e coperchio è necessario lasciare almeno qualche centimetro di spazio per permettere alle rane di respirare agevolmente.

Per arredare l’acquario si possono utilizzare legni e rocce, magari abbelliti con piante acquatiche epifite robuste, come Anubias e Microsorum e piante galleggianti per schermare la luce, che non deve essere troppo intensa.

 

Come alimentarle?

La loro alimentazione è piuttosto semplice in quanto, al contrario della maggioranza degli altri anuri, accettano cibo inanimato, come larve di zanzara surgelate, cibo in granuli per pesci, lombrichi e pezzetti di pesce. Viste le loro abitudini crepuscolari è consigliabile alimentarle poco prima di spegnere le luci e non più di 2-3 volte a settimana.

La riproduzione

Ottenere la riproduzione di queste rane non è molto complicato. Naturalmente occorre disporre di una coppia di esemplari adulti ben alimentati. Questi andranno gradualmente portati a una temperatura compresa fra i 12 e i 15°C per 6-8 settimane. Una volta terminato questo periodo, la temperatura dovrà tornare agli abituali 22-25°C: normalmente, questo passaggio è sufficiente a stimolare l'accoppiamento e il successivo rilascio delle uova, che galleggeranno in superficie simili a piccole bollicine d'aria. Da queste, dopo alcuni giorni, schiuderanno i girini, che andranno allevati in una vasca separata e nutriti con infusori o cibi liquidi e polverizzati per avannotti.

Conclusione

Per chi ama gli animali insoliti, ma allo stesso tempo non cerca o non ha tempo per qualcosa di troppo impegnativo, le rane acquatiche rappresentano un’interessante alternativa. Come sempre, però, occorre agire in maniera responsabile ed evitare di abbandonare animali in natura quando non si possono o non si vogliono più allevare, in quanto queste specie “aliene” possono rappresentare una minaccia per le specie autoctone. Lo Xenopus infatti, grazie alla sua robustezza e alla sua adattabilità, è diventato una specie invasiva in molte zone degli Stati Uniti e di altri Paesi, minacciando gli ecosistemi acquatici a causa anche di appassionati e allevatori irresponsabili.

 

A cura di Stefano Mongiusti, Medico veterinario, acquariofilo

 

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