COS’È E COME SI FA UN'ALIMENTAZIONE AD ESCLUSIONE?
Anche detta dieta ad eliminazione, scopriamo insieme di cosa si tratta.
Definizione
Se il vostro cane presenta o ha presentato alcuni disturbi, per esempio un fastidioso prurito oppure la presenza di feci poco formate, è possibile che il vostro veterinario di fiducia vi abbia parlato della possibilità di fare una dieta ad esclusione (anche detta dieta ad eliminazione).
Ma di cosa si tratta esattamente? Un’alimentazione può essere definita “ad esclusione” se contiene ingredienti (in particolare fonti proteiche) che il cane non ha mai assunto prima.
Quando utilizzarla?
L’alimentazione ad esclusione viene utilizzata come strumento per la diagnosi delle cosiddette reazioni avverse al cibo, ovvero risposte anomale ad uno o più componenti di un alimento.
Questo tipo di sensibilità solitamente si manifesta con sintomi a carico della cute (es. prurito) o dell’intestino (es. feci molli), che perdurano nel tempo e che non sono riconducibili a nessun’altra causa.
L’obiettivo, in questi casi, è quindi quello di escludere dalla dieta l’ingrediente o gli ingredienti potenzialmente responsabili della reazione avversa. Siccome è difficile individuare quale sia la componente da evitare ed escludere solamente quella (come si fa per le persone), si adotta il sistema della dieta ad eliminazione, che consiste nel somministrare un alimento a base di ingredienti nuovi.
Come?
Quando bisogna impostare un’alimentazione ad esclusione, la prima cosa da fare è stilare un elenco delle fonti proteiche che il cane ha già assunto nel corso nella sua vita. Successivamente, sarà necessario scegliere un alimento a base di una fonte proteica nuova: gli alimenti cosiddetti “monoproteici”, ovvero che contengono una sola fonte proteica animale, posso essere in questo caso una pratica scelta, soprattutto perché offrono una vasta gamma di possibilità. È importante ricordare che bisogna essere molto precisi quando si intraprende questo tipo di percorso, per cui per tutta la sua durata bisognerà evitare di somministrare altri alimenti (inclusi anche gli snack o il cibo dalla tavola) che possano contenere fonti proteiche diverse da quella selezionata.
Per quanto tempo?
Solitamente il periodo di tempo consigliato per condurre un’alimentazione ad esclusione è di almeno 8 settimane (2 mesi).
Dopodiché, si potranno valutare i risultati insieme al Medico veterinario curante:
- se i sintomi sono diminuiti o spariti del tutto, significa che molto probabilmente era presente una reazione avversa al cibo. La conferma la si può ottenere reintroducendo l’alimento vecchio e osservando i sintomi tornare.
- Se i sintomi non sono diminuiti, potrebbe essere necessario fare una seconda prova con una proteina diversa: se anche in questo caso non otteniamo i risultati sperati, probabilmente la causa non è una reazione avversa agli alimenti e sarà dunque necessario proseguire con le indagini diagnostiche.
E dopo?
Se l’alimentazione ad esclusione ha dato buoni risultati, è indicato il proseguimento di una dieta monoproteica: se l’alimento che è stato usato per le prime 8 settimane è completo, sarà possibile mantenerlo a lungo termine senza nessun problema.
Lo specialista della nutrizione
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