Vita a sei Zampe

SENSIBILITÀ E MANIPOLAZIONE DEL GATTO

Il nostro amico a quattro zampe è dotato di una sensibilità tattile molto elevata: come possiamo entrare in contatto con lui senza provocargli disagio né fastidio?

I gatti si strusciano su di noi, ma non certo per corromperci con maliziose tecniche seduttive, bensì più semplicemente per marcarci con i loro sigilli identitari, i feromoni. Il gatto vive in un universo di odori e il suo modo per attribuire familiarità all’ambiente è proprio quello di apporvi dei marchi chimici, che vengono prodotti in alcune parti della cute: per esempio le guance, il dorso, il mento, la zona alla base della coda, i polpastrelli. Il gatto ama venire a strusciarsi sulle nostre mani o sul nostro viso. Questo rituale ha diversi scopi, non ultimo il piacere tattile, ma quello più importante è la marcatura feromonale, che definisce una sorta di patto di conoscenza e di amicizia.

Una sensibilità molto acuta

Allo stesso modo, il suo mantello è un organo raffinatissimo di tatto, per cui ogni sovrasollecitazione, fosse pure una carezza ripetuta o una manipolazione troppo energica, lo mette a disagio fino a infastidirlo. La sua capacità di rilevare il più piccolo movimento lo rende peraltro sensibile alla realtà cinetica; anche per questo il felino entra in difficoltà davanti a persone esuberanti o convulse.

 

Un mantello “speciale”

Quello che pochi sanno è che il gatto ha un sistema sensoriale tattile che non si limita al contatto, ma è in grado di svolgere molte altre funzioni, come visualizzare da vicino, confrontare il volume di un accesso, definire l’angolatura di un supporto, identificare la presenza a distanza di un ostacolo. Tutto questo, grazie all’azione percettiva di peli specializzati, che sono distribuiti su tutto il corpo e in particolare sulla faccia, sulla parte posteriore delle zampe, presso il cuscinetto carpale. Ciò conferisce al mantello una particolare sensibilità che spesso le persone non arrivano a comprendere fino in fondo.

 

Le vibrisse: veri e propri radar

Facciamo qualche esempio. Nel buio più completo il gatto riesce ad avvertire la presenza di ostacoli sul suo cammino per il solo fatto che questi modificano l’orientamento dell’aria. In altre parole, il gatto è in grado di fare con il tatto quello che i pipistrelli realizzano con il sonar, ovvero percepire l’onda di ritorno dagli oggetti. Si tratta di un’ecolocazione tattile basata sul fatto che l’ostacolo fa rimbalzare l’aria o provoca remolini intorno alle pareti; questo vale anche per il movimento, per cui il gatto orientando in avanti le vibrisse è come se disponesse di un radar che gli consente di monitorare la presenza di entità in movimento. Non di rado i gatti affrontano le situazioni che richiedono un’attenta valutazione, come entrare in un pertugio o uscire di casa, portando in avanti i baffi quali sentinelle sul mondo. D’altro canto, proprio questa sensibilità tattile del mantello, così specializzata, rende la manipolazione continua e spesso protratta da parte delle incaute persone una vera e propria tortura per il micio.

Una perfetta percezione nello spazio

Le vibrisse ai lati del naso, in genere dodici per parte, hanno un’importante funzione esplorativa e propriocettiva, definendo il campo accessibile e le caratteristiche dell’ambiente frontale. Il gatto, per esempio, le utilizza per avere una visione di tutto ciò che è estremamente vicino, come se fossero delle dita, anche nelle ultime fasi della predazione. Attraverso le vibrisse nasali e quelle sparse sul frontale, il gatto indaga la grandezza di un accesso in riferimento al proprio corpo. I peli specializzati sulla parte posteriore delle zampe anteriori e del cuscinetto carpale, invece, gli consentono di valutare perfettamente l’angolazione di verticalizzazione nelle arrampicate e in discesa. Di certo considerare questi organi sensoriali che costellano il mantello come semplici peli non ci permette di capire l’alta sensibilità del micio.

Coccole sì, ma con moderazione!

Mi rendo conto che la morbidezza della pelliccia felina rappresenta per noi un’irresistibile attrazione. Tuttavia, se trattiamo il nostro gatto come un peluche da accarezzare, protraendo le nostre attenzioni fino a riempire il suo mantello di cariche elettrostatiche (a tal punto che si potrebbe dar luce a un intero palazzo) è comprensibile che, stanco di quella tortura, si volti per porre fine al supplizio. Finiamola, dunque, di ritenerlo un traditore! I gatti sono fin troppo pazienti, mentre – ahimè – la nostra ignoranza nei loro confronti è ancora sconfinata. Cerchiamo, pertanto, di rispettarli maggiormente attraverso una manipolazione più morbida, meno insistente e soprattutto meno invasiva.

A cura di Roberto Marchesini, Etologo e Direttore SIUA