Essere empatici per sopravvivere. Essere altruisti per avere successo
Si moltiplicano gli studi di etologia che mostrano come il successo riproduttivo non dipenda da una guerra di tutti contro tutti, come vorrebbe una vecchia scuola di pensiero ormai superata, ma sarebbe regolamentata, oltre che da prove di forza e conflitti, da un repertorio di comportamenti che riguardano il proteggere, il dare cura, il condividere.
Cosa significa empatia?
In particolare, non vi è dubbio che l’empatia nasca dalle cure parentali: il dovere accudire il cucciolo significa possedere capacità di sentire e mettersi “sulle corde dell’altro” che vanno oltre i confini della propria individualità. Potere somministrare cure parentali significa riuscire a considerare l’altro come prolungamento del proprio corpo. Significa essere in grado di accudire l’altro non soltanto per quanto riguarda il soddisfacimento dei bisogni fisici primari (fame, sete, freddo), ma anche nel senso di interpretare lo stato emozionale dell’altro; significa essere capaci di mettersi nei panni dell’altro.
L’empatia tra gli animali
Ed ecco, allora, che abbiamo un gruppo di delfini che accompagna in superficie il compagno ferito per consentirgli di respirare, l’elefante adulto che aiuta un giovane a uscire da una pozza, la cavalla che, per proteggerlo dall’irruenza dei componenti del gruppo, si muove senza sosta intorno al suo puledro appena nato per tutto il tempo in cui lui stenta sulle zampe. Questi sono alcuni esempi di quello che è un co-sentire.
Le ragioni dell’altruismo
Dunque, si è altruisti sostanzialmente per l’esistenza nel soggetto di tre aspetti: perché si possiedono le motivazioni per esserlo, cioè si provano gratificazione e appagamento nell’espressione di certe attività; per empatia, si entra cioè in osmosi emozionale con l’altro, si è capaci di sentire quello che sente l’altro e si prova compassione; il terzo aspetto riguarda la capacità proiettiva, cioè l’immedesimarsi nell’altro, comprendendone i bisogni effettivi dell’istante, avendo una chiara rappresentazione del problema e cercando una soluzione assumendo la prospettiva altrui come proprio angolo visuale.
A cosa serve essere altruisti?
Possiamo considerare l’altruismo come un effetto collaterale della motivazione “epimeletica”, cioè la tendenza a trarre piacere dalle espressioni dei comportamenti di cura. La capacità di rispondere ai segnali di disagio e ai richiami di soccorso di specie diverse dalla propria fa sì che molte specie attivino le cure anche in situazioni non strettamente legate alla riproduzione o all’accudimento della prole, ma che riguardano soggetti in situazioni di bisogno la cui richiesta di cura viene correttamente interpretata e soddisfatta.
Domesticazione e adozione
Un evento emblematico è l’adozione transpecifica, che può essere osservata tanto nei mammiferi quanto negli uccelli. Dunque, anche la domesticazione è plausibilmente un effetto secondario della motivazione epimeletica: ricordiamo che quest’ultima è particolarmente forte nella specie umana a causa dell’immaturità del cucciolo umano che si protrae per anni. Una motivazione epimeletica così forte e preponderante per la nostra specie ha fatto sì che l’adozione transpecifica fosse un evento ordinario, e possiamo dire che la domesticazione sia un prodotto dell’attività femminile.
Dipende (anche) dai genitori
L’empatia, dunque, rende la madre e il cucciolo un unico corpo che si muove nel mondo. Aggiungiamo però che, quantunque innata, la predisposizione empatica viene rafforzata dal processo di attaccamento tra adulto e cucciolo. Come conseguenza, quindi, avremo che un individuo sarà tanto più empatico quanto più accogliente, coerente e sicuro sarà stato il rapporto con il genitore. Per questo, le specie che manifestano una maggiore disposizione empatica sono proprio quelle che mostrano una relazione con il genitore particolarmente lunga e articolata. La disposizione epimeletica diventa un modo di vivere emozionalmente il mondo: l’individuo diventa partecipe degli stati emotivi del gruppo in cui vive e le emozioni divengono il primo collante sociale.
SIUA e Pet-therapy
Siua, Scuola di Interazione Uomo-Animale fondata dall’etologo Roberto Marchesini, da oltre quindici anniè l’ente formativo leader nel campo delle Attività Assistite degli Animali. Il corso è pensato per preparare al meglio alla pet-therapy animali e operatori, definendo le principali aree di intervento e individuando le indicazioni a questo tipo di apporccio terapeutico. La Carta Modena realizzata da Siua, il primo documento riconosciuto dal Ministero della Salute, definisce i principi e i valori della pet-therapy adottando una metodologia relazionale e quindi rispettosa del benessere e delle caratteristiche degli animali coinvolti e di attenzione nei confronti delle peculiarità del paziente.
Il corso prevede formazione in etologia, zooantropologia teorica e applicata, psicologia dell’apprendimento animale, psicologia umana e counselling. A questo si aggiungono tutte le attivià pratihe che potranno essere organizzate anche con il proprio cane e vengono inoltre fornite indicazioni per le attività con altri animali. A fine corso, chi vuole potrà certifcarsi come coppia pet-therapy riconosciuta secondo i dettami della Carta Modena.
Per info: Siua Scuola di Interazione Uomo-Animale
www.siua.it
051-6661562
info@lykos.education
A cura di Roberto Marchesini, Etologo e Direttore Siua