Acquariologia

Terrariofilia: allevamento di invertebrati terrestri, rettili e anfibi

L’allevamento di rettili e anfibi nel nostro Paese è una pratica piuttosto diffusa tra gli appassionati di queste creature inusuali, dall’aspetto bizzarro e dal comportamento affascinante.

Non solo cani, gatti e conigli. In Italia, infatti, sono sempre di più coloro che decidono di allevare nella propria abitazione rettili e anfibi. Se, da un lato, questa pratica è legata a persone che amano apparire e ad altre che hanno la passione per il macabro, più frequentemente è alimentata da tanti che sono realmente interessati a conoscere meglio questi animali singolari e stravaganti.

Un terrario ad hoc

La teca o terrario, ossia il contenitore dove ospitare queste creature, differisce in maniera netta da un acquario. Perché? In prima istanza per permettere una continua circolazione dell’aria che è possibile solo in presenza di apposite aperture situate sui due lati opposti e ad altezze differenti, in modo da creare un “effetto camino”. In questo modo si genera un lento, ma costante rinnovo dell’aria che entra fredda dalla parte più bassa ed esce riscaldata da quella più alta.

 

Prima di acquistare qualsiasi animale è fondamentale informarsi sulle sue esigenze vitali, sul tipo di alimentazione e sulle dimensioni che potrà raggiungere.

 

La giusta grandezza…

Le dimensioni del terrario, poi, dipendono dalla specie ospitata: indicativamente dovrebbero avere una lunghezza pari al doppio e una larghezza pari alle dimensioni massime, coda compresa, della tipologia di sauro scelta. Nel caso in cui si voglia allevare un serpente, le dimensioni potranno essere inferiori, mentre per le tartarughe o i piccoli anfibi queste dovranno essere decisamente superiori. Per animali arboricoli, inoltre, è necessario un terrario verticale, per quelli terricoli uno orizzontale.

… e il materiale

Se le teche in vetro sono indicate per ricreare ambienti umidi, quelle in legno sono ideali per allestire ambienti secchi. Per alcune specie particolarmente esigenti, invece, occorre ricorrere a terrari speciali: i camaleonti, ad esempio, vanno allevati in teche di rete in modo da favorire al massimo la ventilazione..

Attenti al riscaldamento

Quando alleviamo un rettile o un anfibio dobbiamo tenere sempre presente che si tratta di creature eteroterme o, come si dice più comunemente, a “sangue freddo”. La loro temperatura corporea, essenziale per svolgere tutte le funzioni fisiologiche vitali (respirare, digerire, accrescersi, difendersi dalle malattie e riprodursi) dipende dalla temperatura dell’ambiente esterno, ragione per cui è fondamentale predisporre all’interno delle teche una fonte di calore che gli permetta di portare la loro temperatura corporea ai livelli ottimali.

Le fonti riscaldanti da scegliere

A tale scopo generalmente è sufficiente utilizzare delle semplici lampade alogene a faretto sotto le quali gli animali diurni si sistemeranno per scaldarsi. Per quelli notturni, invece, è meglio ricorrere a cavetti o tappetini riscaldanti da sistemare sul fondo della teca. In entrambi i casi la temperatura andrà impostata su una gradazione utile alla specie allevata utilizzando lampade di potenza adeguata e termostati appositi per cavetti e tappetini. È molto importante, infine, che il rettile abbia sempre la possibilità di scegliere se stare al caldo oppure no, ossia di termoregolarsi: le fonti riscaldanti, quindi, devono essere disposte sempre solo da un lato della teca in modo da lasciare a disposizione una zona più fresca.

L’arredo minimal

Per l’allestimento del terrario si possono seguire due strade: quella del terrario “semisterile” e quella del terrario “naturalistico”. Nel primo caso lo scopo è quello di rendere facili e rapide le operazioni di manutenzione e pulizia: il fondo, ad esempio, verrà ricoperto da carta di giornale o tappetini sintetici facilmente sostituibili, mentre l’arredo sarà ridotto al minimo, spesso solo a una tana dove l’animale può trovare rifugio e una ciotola per l’acqua. Questo è il sistema più usato da chi ha molti animali da gestire o da chi ne ha pochi, ma di grandi dimensioni.

Ricreare l’ambiente naturale

All’opposto, si può optare per il terrario naturalistico dove si cerca di ricreare più o meno fedelmente un ambiente simile a quello naturale ricorrendo a terra, rocce, rami e piante. Questo tipo di allestimento è sicuramente molto più appagante dal punto di vista estetico, ma richiede molto più lavoro per essere mantenuto pulito e per il controllo degli animali. Per tali ragioni si presta soprattutto per l’allevamento di specie di piccole dimensioni.

Cosa allevare?

La scelta è quasi infinita: si va dalle chiocciole giganti africane agli insetti stecco, dalle mantidi religiose ai granchi e paguri terrestri delle foreste pluviali, dai piccoli gechi lunghi pochi centimetri alle iguane verdi sudamericane di quasi due metri, dai piccoli serpenti di qualche decina di centimetri all’enorme pitone indiano che raggiunge facilmente diversi metri di lunghezza.

Prevenire è meglio!

Non agite mai di impulso: prima di acquistare qualsiasi animale occorre conoscerne bene le esigenze vitali, il tipo di alimentazione e le dimensioni che potrà raggiungere. Troppo spesso, infatti, si assiste alla morte o all’abbandono di rettili e anfibi mantenuti in maniera scorretta o di cui il proprietario non è più in grado di soddisfare le esigenze. La piccola e relativamente economica iguana verde che si trova spesso in vendita nei negozi specializzati, ad esempio, è destinata – se allevata correttamente – a raggiungere in pochi anni una lunghezza superiore al metro e mezzo, a diventare di frequente piuttosto aggressiva e pericolosa: siamo certi di avere a disposizione una teca grande almeno quanto una piccola stanza per quando sarà cresciuta? Non sarebbe meglio allevare una delle tante specie di geco che non superano i 20 cm e che possono essere, quindi, facilmente ospitate e riprodotte in un piccolo terrario?

Come regolare l’illuminazione

Se si allevano animali notturni l’illuminazione è superflua: la luce che si diffonde nell’ambiente da una finestra, infatti, è generalmente sufficiente. Il discorso, però, è molto diverso in caso si tengano animali diurni, perché questi utilizzano la luce del sole non solo per scaldarsi ma anche per sintetizzare la vitamina D (indispensabile per assorbire il calcio proveniente dal cibo) attraverso i raggi UVB che colpiscono la loro epidermide, creando il tessuto osseo e facendo funzionare correttamente varie funzioni vitali per le quali il calcio è indispensabile. Per tali ragioni è obbligatorio utilizzare speciali neon e lampade in grado di emettere radiazioni UVB. Queste ultime andranno installate non troppo distanti dagli animali e sostituite con la frequenza consigliata dal produttore.

 

Il rettile deve avere sempre la possibilità di scegliere se stare al caldo o no, ossia di termoregolarsi: bisogna disporre le fonti riscaldanti, quindi, solo da un lato della teca in modo da lasciare una zona più fresca.

 

A cura di Stefano Mongiusti, Medico Veterinario, acquariofilo ed erpetofilo