Curiosità

Unità Cinofile da Valanga: i “soccorritori a quattro zampe”

Terremoti, crolli, valanghe: sono tante le occasioni in cui l’intervento dei cani da soccorso diventa fondamentale. Scopriamo insieme al CNSAS come avviene la loro formazione e quali sono i requisiti fisici e caratteriali imprescindibili.

Quando è stata istituita l’unità cinofila all’interno del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico?

La Scuola Nazionale UCV (Unità Cinofile da Valanga) ha una storia lunga e affascinante, iniziata più di cinquant’anni fa. È l’aprile 1960 quando, nei dintorni della cittadina di Solda in Alto Adige, Mohrele (un cane meticcio appartenente a una guida alpina del luogo) comincia a mostrare segni di inquietudine accanto al suo padrone che lavora nei pressi di una grande valanga che travolse il parroco della località mentre faceva ritorno in paese. L’insistenza del piccolo cane fece sì che il proprietario si convincesse a scavare nel punto indicato: la neve restituì in breve il corpo del parroco cercato invano per giorni e giorni da numerosi volontari. È a partire da questa brillante intuizione che con entusiasmo e convinzione si affrontano le prime tormentate e pionieristiche fasi che portano a organizzare a Solda nel 1966 il I Corso Nazionale per cani da ricerca in valanga del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino.

Quali sono i principali obiettivi e le attività svolte?

Le unità cinofile del CNSAS sono fondamentali in numerosi scenari. Dall’intervento in valanga alla ricerca di persone disperse in superficie, senza dimenticare le lunghe “piste” seguite dai cani molecolari: ogni anno decine di interventi sono risolti grazie all’addestramento e alla preparazione di cani e conduttori del CNSAS. Sono sempre più frequenti anche gli interventi di protezione civile: impossibile dimenticare quelli ad Amatrice e nei paesi colpiti dal terremoto dell’Italia Centrale e nella grande valanga di Rigopiano.

Come sono organizzate le unità cinofile sul territorio?

Ogni Servizio Regionale del CNSAS ha disposizione numerose unità cinofile sul proprio territorio: sono presenti dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Fanno capo a un referente regionale per l’aspetto organizzativo e agli istruttori nazionali per quanto riguarda l’addestramento e la formazione del binomio uomo-cane che, ricordiamo, deve avere particolari caratteristiche a partire da capacità alpinistiche di rilievo.

 

Come vengono svolti i corsi di formazione per i soccorritori e i cani?

Le scuole che formano le unità cinofile all’interno del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sono specializzate nella ricerca in superficie (UCRS), in valanga (UCV) e nella formazione dei cani molecolari. Possono accedere alla formazione solo conduttori che sono già inseriti nell’organico del Soccorso Alpino e Speleologico: persone che hanno familiarità con l’ambiente montano e sono in grado di muoversi con sicurezza su tutti i terreni. I cuccioli più promettenti, dal punto di vista caratteriale e morfologico, vengono iniziati alla fase operativa con le puppy class, dove iniziano il lungo percorso di addestramento. Successivamente, dopo circa un anno, si possono affrontare i primi brevetti (Classi A e poi Classi B). Dopo circa due-tre anni il cane ha concluso l’iter formativo, che si divide nella parte di ricerca in superficie e nella parte invernale di ricerca in valanga. I cani molecolari, viste le loro peculiari caratteristiche, hanno un iter formativo a loro dedicato, altrettanto complesso e puntiglioso.

 

Ci sono razze canine più idonee al soccorso alpino? Quali sono i requisiti fondamentali?

In generale vengono selezionati i cani che per carattere e morfologia possono lavorare meglio in montagna: pastori tedeschi, border collie, pastore australiano, labrador e golden retriever. Ma non solo: ci sono, infatti, numerose altre razze impegnate con successo. Devono essere soggetti molto equilibrati, ma di buon temperamento e tempra.

Quali sono le difficoltà principali che riscontrate?

Le principali difficoltà sono dovute agli aspetti ambientali del nostro lavoro. Operiamo in alta montagna, spesso quando il tempo è brutto, sotto la neve o nella tormenta. Ci sono pericoli oggettivi da affrontare e situazioni dove il binomio uomo-cane deve affrontare anche alcuni rischi. Nelle grandi emergenze di protezione civile la sfida è quella di mantenere una salda organizzazione delle forze in campo: anche qui il Soccorso Alpino ha una notevole esperienza e spesso ci viene chiesto di garantire l’organizzazione anche di unità cinofile esterne al CNSAS, che devono lavorare sul campo di ricerca fianco a fianco con le nostre squadre. È un lavoro complesso ma molto affascinante.

Salvare vite con i “soccorritori a quattro zampe”: una grande soddisfazione!

Trovare e portare in salvo le persone in pericolo di vita, restituirle alle loro famiglie e ai loro cari ripaga di molte fatiche. Sono gli sguardi di queste persone, colmi di gratitudine, che ci danno energia e passione nel portare avanti questo complesso lavoro. Cane e conduttore vivono insieme e formano un legame speciale: anche questa è una leva importante per affrontare la selezione, l’addestramento e le dure giornate di intervento.

A cura di Stefania Colasuono