Curiosità

Carrellini pieni d’amore

La disabilità del cane è, oggi, un tema di grande attualità grazie soprattutto alle iniziative e ai progetti di recupero avviati, spesso collaborando con canili e rifugi, per garantire un futuro di salute e felicità anche ai quattrozampe più sfortunati.

Nata a Treviso come Associazione per aiutare i cani affetti da disabilità motoria, oggi Carrellini Disabili è un Comitato impegnato in prima linea per assicurare loro una vita piena di affetto: “la seconda possibilità” di chi ha sofferto (anche nell’anima) e merita solo rispetto e amore. Ne abbiamo parlato con il fondatore, Alessandro Ortolan.

Quando è nata l’idea di fondare Carrellini Disabili?

Il nostro è un Comitato nato nel 2011: all’epoca i carrellini per i cani – ancora poco conosciuti – avevano un costo molto elevato (intorno ai 2.000 euro) e, per questo, la maggior parte dei proprietari finivano per scegliere l’abbattimento del proprio animale. Inizialmente riuscivamo a fornire carrellini con alcuni limiti ma a un prezzo irrisorio, che poteva essere accessibile a tutti. Col passare del tempo, però, le richieste sono aumentate e,  non trattandosi più di un’attività compatibile con un’Associazione senza scopo di lucro, abbiamo creato in affiancamento una vera e propria azienda (Carrellini del Mago) che ne segue gli stessi principi: oggi, infatti, forniamo ancora carrellini a un prezzo inferiore del 50% (se non di più) rispetto a quello di mercato (che, nel frattempo, si è comunque abbassato). Il Comitato invece, che non si occupa più della produzione, è impegnata nel raccogliere i fondi per pagare i carrellini destinati ai quattrozampe dei canili.

Esistono diversi modelli di carrellini?

Noi realizziamo carrellini su misura: il modello, infatti, cambia a seconda delle dimensioni del cane (pensi che il cane più grande per cui ho lavorato pesava 82 kg!). Anche se la struttura di base è la stessa cambiano, quindi, le ruote e le bragature. Esistono, poi, carrellini studiati sia per il cane paralizzato che per quello che soffre di particolari dolori ma che riesce comunque a muovere le zampe: hanno la duplice funzione, quindi, sia di stampelle che di sedia a rotelle.

 

Bisogna utilizzare il carrellino quando portiamo a spasso il nostro cane, ma in casa è bene toglierlo per evitare che l’animale si faccia male contro i mobili e le porte.

 

L’utilizzo del carrellino da parte del cane è semplice o si possono riscontrare delle difficoltà?

Se non ci sono altri problemi o patologie oltre a quelli motori, nessun cane ha mai rifiutato un carrellino. Ovviamente quest’ultimo dev’essere costruito in maniera corretta, cosa che – purtroppo – non è così scontata. Io dico sempre, infatti, che fa più danni un carrellino sbagliato che la sua assenza: ho visto cani che per cinque anni non hanno avuto un carrellino e hanno vissuto senza problemi e ne ho visti altri, invece, che per colpa di un carrellino sbagliato utilizzato anche solo per 15 giorni ne sono usciti distrutti.

Bisogna ricordarsi che mettere un cane nel carrellino è un’operazione delicata: all’interno non ci va un oggetto inanimato, ma un essere vivente! Ripeto sempre, poi, che se avessi un bambino disabile di sicuro non farei fare la carrozzina al mio fabbro di fiducia, ma mi rivolgerei a un ortopedico con esperienza. Lo stesso vale per i cani: se devo aiutare un animale con problemi motori e decido di prendergli un carrellino, devo essere certo che sia adatto a lui e che non gli causi ulteriori problemi.

Un carrellino non proporzionato e non bilanciato porta, infatti, allo spostamento del cane con la comparsa di piaghe e abrasioni  nonché carichi sbagliati sulle zampe anteriori, con ulteriori infortuni. I carrellini ormai hanno prezzi veramente accessibili (circa 150 euro per i cani piccoli), quindi non ha senso mettere a rischio la salute del cane solo per risparmiare pochi soldi!

 

Cosa deve fare nel concreto il proprietario?

L’unica cosa importante è che non trasmetta al cane le sue paure legate alla disabilità umana: il cane, infatti, accetta in modo naturale il carrellino. L’unica accortezza è valutare le sue condizioni per vedere quanto tempo riesce a muoversi con tranquillità: nel caso di un cane anziano o in sovrappeso, ad esempio, dopo una mezz’oretta subentra la stanchezza, quindi è meglio toglierlo. Il segreto, dunque, è sempre trasferire le esperienze umane su di loro: i cani non sono diversi da noi e hanno il nostro stesso modo di approcciarsi e di comportarsi nelle varie situazioni, anche nei confronti della disabilità. Siamo noi a pensare di essere diversi (spesso superiori) ma non è così, anzi!

 

Un altro traguardo di Carrellini Disabili è stato l’apertura de Il Fagiolo di Piccolo & Gina. Di cosa si tratta?

La mia attività iniziale riguardava soltanto la costruzione dei carrellini, ma a mano a mano che l’esperienza cresceva, ci siamo accorti che i problemi erano ben più numerosi. Ho iniziato, quindi, a recuperare i cani infortunati dalla strada, ma in breve tempo non ho più avuto spazi né persone disponibili a cui affidare questi cani disabili. Da lì è nata l’idea di realizzare una casa famiglia dove poter ricoverare altri animali: Il Fagiolo è una sorta di officina di “remise en forme”.

A seguito di una segnalazione, recuperiamo personalmente il cane (in ogni parte d’Italia), lo ricoveriamo per il tempo necessario alla sua stabilizzazione e, una volta dimesso, lo portiamo al Fagiolo dove fa la convalescenza e riceve il carrellino realizzato per lui (grazie agli eventi organizzati nel frattempo dal Comitato per la raccolta fondi). Una volta ristabilitosi partono le pratiche per l’adozione, in modo da poter liberare un posto e accoglierne un altro.

A proposito delle adozioni: come avvengono?

Lo scopo primario è quello di evitare le cosiddette “adozioni emozionali”, che si hanno quando si vede un cane bisognoso (su Facebook, ad esempio) e impulsivamente si decide di adottarlo, perché mossi da compassione. Queste sono le adozioni più pericolose, perché non vengono fatte con la giusta consapevolezza: una volta portato a casa il cane, infatti, non si sa più come gestirlo e spesso non si è neanche assistiti. Sono le adozioni che, purtroppo, nella maggior parte dei casi finiscono dopo una trentina di giorni con l’abbattimento del cane. In questo caso non possiamo certo parlare di salvezza per l’animale, ma di condanna: è meglio abbatterlo subito piuttosto che lasciarlo in agonia per un mese, facendolo morire di setticemia perché non è stato curato correttamente.

L’idea, quindi, è di trasformare questo tipo di adozioni in adozioni consapevoli: noi prendiamo il cane, lo curiamo e lo facciamo adottare quando è completamente guarito e ha solo i problemi motori. Chi vuole prendersi cura di uno dei nostri cani viene da noi un paio di giorni, impara a capire tutte le problematiche e a risolverle. Quando torna a casa, per le successive due settimane gli portiamo tutti i giorni il cane scelto per farli abituare a stare insieme e poi glielo lasciamo definitivamente. Posso dire che non abbiamo mai avuto problemi né qualcuno si è mai pentito della scelta fatta, perché è stato correttamente preparato ed era ben consapevole di cosa gli sarebbe aspettato.

 

Da dove deriva il nome della casa famiglia?

Il fagiolo è il nome della cassetta in plastica un po’ stondata che accoglie i cani nella casa famiglia. Piccolo e Gina, invece, sono i due cani raffigurati nel logo, protagonisti di storie molto tristi. Piccolo, in particolare, è il nome che ho dato io a un cane morto nel 2012, perché caduto (non si sa come) in una cisterna di catrame; Gina, invece, era un Jack Russell che viveva con la proprietaria nella sua tenuta di cavalli, finché – dopo una lite – il compagno della ragazza ha deciso nella notte di chiudere Gina in un sacco, inforcarla e poi darle fuoco. Colpito profondamente da queste vicende, ho deciso di dedicare a loro la nostra struttura così da legarne la memoria a un progetto bello e utile per gli altri cani.

Si ricorda, invece, la storia di un cane adottato dal Fagiolo e finita positivamente?

Il miracolo per antonomasia da noi è quello di Anastasia: quando era ancora un cucciolo, è stata recuperata in provincia di Cosenza dopo essere stata probabilmente investita e gettata dietro a un cassonetto. Le persone che l’hanno trovata, l’hanno portata da un veterinario che, purtroppo, non l’ha curata come avrebbe dovuto ed è rimasta poi per circa 30 giorni all’interno di una cassetta di legno senza che nessuno la curasse (neanche pulirla!). Una volontaria, fortunatamente, ha scoperto le condizioni disumane in cui versava e l’ha portata da un veterinario serio, che ha subito notato una grossa crosta su tutta la parte posteriore del corpo: una crosta che, appena tolta, ha lasciato scoperta tutta la carne.

Il cane, inoltre, era paralizzato posteriormente e aveva una frattura scomposta alla zampa anteriore sinistra saldatasi male: in sostanza era un tetraplegico. Quando mi hanno chiesto aiuto, sono andato subito a prenderlo e l’ho portato da noi. Con il tempo (e tanta pazienza) le piaghe sono guarite e possiamo dire che Anastasia è una miracolata, perché il fatto di essere stata immobile per un mese ha fatto sì che la frattura del rachide (colonna vertebrale) si calcificasse in maniera più o meno corretta, quindi ha ripreso la mobilità della zona posteriore senza operazioni. Le abbiamo ricostruito, poi, l’osso dell’omero anteriore e ha ripreso a muoversi completamente senza alcun problema né complicazione. Successivamente Anastasia è stata adottata e adesso conduce una vita normalissima, riempita dall’affetto della sua nuova famiglia.

Per saperne di più: www.carrellinidisabili.it

A cura di Stefania Colasuono