Acquariologia

Cosa mangiano i pesci d’acquario?

In commercio esistono numerose varietà di mangimi e alimenti adatti ai pesci del nostro acquario: impariamo a conoscerli per garantire loro un’alimentazione sana e corretta.

Di solito acquistiamo un nuovo ospite per il nostro acquario perché ci colpisce il suo aspetto o il suo comportamento. Al massimo cerchiamo di reperire informazioni per sapere se è facile allevarlo e, se siamo coscienziosi, se è compatibile con le dimensioni della nostra vasca e con gli altri organismi viventi che la popolano, ma quasi mai ci chiediamo come nutrirlo.

Specie diverse, alimentazione differente

La forma del pesce e soprattutto quella della sua bocca, il suo comportamento e la zona occupata nella vasca, spesso forniscono molti indizi sulla sua alimentazione in natura. A tale proposito è molto importante sottolineare che non esistono pesci “spazzini” o “pulivetro” come ancora oggi troppo spesso si sente dire: anche un pesce di fondo necessita di mangime e non può certo accontentarsi dei resti lasciati dagli altri ospiti dell’acquario. I pesci con la bocca a ventosa, poi, non possono essere mantenuti in salute sperando che la patina di alghe che si forma su vetri e arredi sia sufficiente a garantire loro il nutrimento necessario!

 

Il mangime più comune, quello in scaglie, rappresenta una buona base alimentare perchè caratterizzato da una composizione completa.

 

Il cibo in natura e quello artificiale

Non dimentichiamo che molte delle specie in vendita sono erbivore solo in giovane età (o addirittura non lo sono affatto) e la particolare conformazione della loro bocca favorisce principalmente l’ancoraggio alle rocce, permettendo di resistere alle forti correnti che incontrano nel loro habitat naturale formato da fiumi e torrenti. Fortunatamente, gran parte delle specie d’acqua dolce disponibili in commercio provengono da allevamenti e sono state abituate già da varie generazioni ad accettare mangimi artificiali il cui aspetto nulla ha a che fare con quello che mangerebbero in natura. Il discorso si complica per la maggior parte dei pesci marini e per alcune specie d’acqua dolce prelevate ancora in natura: in questo caso, nutrirli con il comodo mangime in barattolo non è sempre facile e in alcuni casi non è proprio possibile.

Cosa offre il mercato: il cibo secco

In commercio esiste un’ampia varietà di mangimi per pesci, molti dei quali di ottima qualità e in grado di soddisfare appieno le esigenze dei nostri ospiti, altri da utilizzare saltuariamente come leccornia oppure per scopi particolari (ad esempio per migliorare la colorazione o resistere ad alcune malattie), altri ancora che sarebbe meglio, invece, evitare perché poco o per nulla nutrienti. Il mangime più comune nei negozi è, senza dubbio, quello in scaglie a base di proteine animali oppure di vegetali: in genere è accettato da gran parte dei pesci, la composizione è completa e rappresenta una buona base alimentare. Oltre a questi alimenti sono molto diffusi sul mercato anche i mangimi in granuli e in pellet che hanno caratteristiche simili ai primi.

In scaglie o in pellet?

Di solito i pesci imparano abbastanza velocemente a cibarsi di questi cibi più duri e compatti dei fiocchi, che però hanno il vantaggio di inquinare meno l’acqua perché non si sbriciolano facilmente come le scaglie, per cui c’è uno spreco minore. Con pesci di fondo come Corydoras e Loricaridi, invece, andranno utilizzati mangimi in compresse che affondano in acqua permettendo a questi animali di alimentarsi in maniera naturale.

Mangimi surgelati e liofilizzati

I mangimi secchi sono in grado di soddisfare appieno le esigenze alimentari della grande maggioranza dei pesci d’acqua dolce e di diversi pesci marini. Per gli esemplari che li rifiutano occorre utilizzare altri composti. La scelta può essere indirizzata verso gli alimenti surgelati oppure quelli liofilizzati: entrambi sono composti da piccoli crostacei, vermetti o larve di insetto che rappresentano le prede dei pesci in natura. Questi mangimi sono molto più appetitosi di quelli in scaglie e rappresentano un’ottima soluzione per indurre a mangiare un pesce particolarmente schizzinoso. Essi tendono, però, a inquinare l’acqua e non sono ben bilanciati dal punto di vista nutrizionale, per cui vanno utilizzati all’interno di una dieta più varia che comprende anche altri alimenti.

Il cibo vivo

In caso di animali estremamente difficili e specializzati (come può accadere con certi pesci marini, ma anche con alcuni d’acqua dolce pescati in natura), non si può fare a meno – almeno finché il nostro ospite non impara ad accettare altro – di ricorrere al cibo vivo. È più difficile da reperire (bisogna rivolgersi a negozi specializzati) e soprattutto da conservare, è più costoso, ma necessario. Si tratta di piccole larve di insetti, crostacei e vermetti vivi ai quali nessun pesce in salute potrà dire di no! In commercio sono reperibili anche le cisti di artemia salina che possono essere fatte schiudere e successivamente allevate: questo piccolo crostaceo rappresenta un alimento molto apprezzato sia dai piccoli che dai grandi pesci.

Come abituarli a mangiare

Di solito è sufficiente mescolare mangime surgelato o liofilizzato a quello vivo per riuscire gradualmente ad abituare il nostro ospite a cibarsi di alimenti non vivi. Discorso a parte meritano i pesci predatori come, ad esempio, il Piranha d’acqua dolce, le murene e altri grossi pesci d’acqua salata: in questo caso, a volte si è costretti a iniziare ad alimentare i soggetti con piccoli pesci vivi per riuscire a offrire, nel minor tempo possibile, prede decongelate.

Una regola da osservare per la salute

A questo punto potrebbe sorgere una domanda: posso tranquillamente decidere di somministrare esche vive a pesci che possono essere abituati a cibarsi con altri tipi di alimento? Queste le risposte: è eticamente inaccettabile; è molto dispendioso; è alto il pericolo di introdurre malattie di cui queste prede potrebbero essere portatrici, come per esempio la tiaminasi. Si tratta di un enzima che si trova in molte specie di pesci e che è in grado di inattivare la vitamina B1. Nutrire un predatore con pesci che contengono tiaminasi causerà danni al suo sistema nervoso che possono condurlo alla morte. Questa sostanza è presente, ad esempio, nei comuni pesci rossi che sono scelti frequentemente come cibo vivo.

Cosa evitare?

La maggior parte dei pesci che acquistiamo può essere comodamente e tranquillamente alimentata con i classici mangimi in barattolo presenti in qualsiasi negozio. L’utilizzo di altri tipi di alimento andrebbe riservato, quindi, a esigenze particolari di alcune specie oppure come variazione dalla routine. In ogni caso vanno evitati tutti quegli alimenti troppo poveri e sbilanciati per poter soddisfare le esigenze dei nostri pesci (come ad esempio quei mangimi costituiti da insetti o piccoli crostacei essiccati oppure, peggio ancora, le briciole di pane con cui ancora alcuni pretendono di poter alimentare i pesci rossi) perché favoriscono l’insorgenza di problemi di varia natura e minano la salute degli ospiti del proprio acquario.

 

A cura di Stefano Mongiusti, Medico Veterinario, acquariofilo ed erpetofilo