Comportamento ed educazione

Che cosa sa fare il gatto?

I felini, grazie a un lungo percorso di domesticazione iniziato con i nostri antenati, hanno sviluppato una serie di capacità comunicative particolari: scopriamo quali sono e come consentono agli animali di interagire con noi.

Il Felis silvestris, progenitore del nostro gatto, è una specie formata da cinque specie interfeconde tra loro quali il Felis silvestris silvestris (proveniente dall’Europa), il Felis silvestris cafra (proveniente dal Sudafrica), il Felis silvestris lybica (proveniente dall’Africa), il Felis silvestris ornata (proveniente dall’Asia) e il Felis silvestris bieti (proveniente dal Tibet). Tra queste sembra, però, che l’antenato più vicino al gatto domestico dal punto di vista genetico sia il Felis silvestris lybica.

Il legame di attaccamento

Le ipotesi sull’origine della domesticazione di questa specie sono ancora da confermare. È possibile che il piccolo felino si sia avvicinato all’uomo-cacciatore per motivi opportunistici legati alla ricerca di nutrimento, oppure che cuccioli in assenza della madre potrebbero essere stati allevati dalle donne e, quindi, accolti all’interno delle mura domestiche.

 

Un comportamento “plastico”

Il gatto è un animale sociale “facoltativo”, in grado cioè di vivere in modo solitario o formare gruppi stabili con i propri simili (famiglie, bande, matriarcati, colonie) e con gli esseri umani in base alle condizioni individuali e ambientali. Questa plasticità comportamentale, e in particolare di organizzazione sociale, si è probabilmente accentuata anche grazie alla convivenza e alla condivisione dell’ambiente di vita con l’uomo. Alcuni studi, inoltre, hanno dimostrato l’esistenza dell’effetto “base sicura” nel felino, confermando che il legame tra gattino e proprietario è da considerarsi al pari dell’attaccamento infantile degli esseri umani: il proprietario è a tutti gli effetti per l’animale un importante punto di riferimento.

 

Comunicazione e apprendimento

La domesticazione e la successiva convivenza con l’essere umano hanno sicuramente facilitato la capacità del gatto di comunicare con la nostra specie. È importante sottolineare che durante i primi mesi di vita, periodo in cui è massima la capacità di apprendimento delle cellule nervose, è fondamentale che il felino sia immerso in un ambiente ricco di stimoli sonori, visivi, tattili, acustici e gustativi. Così facendo, il piccolo potrà aumentare le proprie conoscenze e realizzare le prime esperienze sensoriali.

Una maggiore memoria

Rispetto al gatto selvatico, quello domestico mostra una migliore capacità di memorizzare anche grazie alla “messa a punto” degli organi di senso in seguito alla domesticazione: la percezione uditiva è migliorata così come quella feromonale. Il gatto è in grado di ricordare ciò che impara sia a breve termine (memoria di lavoro) che a lungo termine. Una volta diventato adulto, sottoposto a un test di permanenza di un oggetto, si comporta come un bambino di circa due anni: anche se una pallina è nascosta alla vista (per esempio sotto un asciugamano), per lui non è scomparsa ma solo nascosta. Questa capacità è utile al gatto per scovare, ad esempio, un topolino rifugiatosi in una tana e spiega come mai i suoi giocattoli si trovino sotto il divano o dietro i mobili!

 

Grazie alla lunga convivenza con l’uomo e al legame di attaccamento, il felino è in gradi di leggere la nostra comunicazione gestuale e, come “piccolino di casa”, di cercare informazioni guardandoci quando c’è qualche cosa che non va.

 

La percezione del tempo

I gatti sono capaci, inoltre, di discriminare un intervallo di tempo: sanno che ore sono poiché possiedono un orologio interno capace di valutare la durata degli eventi. Basandosi, infatti, sull’intensità della luce esterna, sui rumori della città e sugli stimoli che compaiono a una data ora del giorno, sono in grado di conoscere che ore sono e quanto tempo siamo stati assenti!

Il riconoscimento gestuale

I gatti riescono a seguire un’indicazione gestuale fornita dall’essere umano puntando il dito, per esempio verso un oggetto (pointing), e chiedere aiuto al proprietario con lo sguardo quando si trovano in difficoltà. Un altro effetto derivante dalla domesticazione, infine, è legato alla preferenza del gatto per la “novità”: tra un giocattolo nuovo e uno familiare, il piccolo felino sceglie il primo!

A cura di Sabrina Giussani, Medico Veterinario Esperto in comportamento animale