Acquariologia

Acquatiche o palustri: “Tartarughine” solo per poco!

Le tartarughe acquatiche sono molto diffuse nelle nostre case. Generalmente vengono acquistati esemplari di pochi centimetri, con la convinzione che rimarranno di dimensioni contenute: questo purtroppo non corrisponde quasi mai alla realtà e, se allevati correttamente, è facile trovarsi con rettili lunghi anche diverse decine di centimetri nel giro di pochi anni!

 Le specie di tartarughe acquatiche più diffuse in commercio appartengono ai generi Graptemys e Trachemys, originarie delle zone subtropicali degli Stati Uniti d’America. È possibile trovare anche esemplari appartenenti al genere Ocadia, originari del continente asiatico e altre specie come le piccole Sternoterus, oppure le tartarughe dal guscio molle del genere Apalone e Trionx. Vista l’estrema varietà di razze disponibili, di seguito riporteremo le indicazioni di massima valide per quelle più comuni. Consigliamo vivamente, prima dell’acquisto, di richiedere tutte le informazioni necessarie per conoscere le esigenze specifiche degli animali che s’intendono acquistare in modo da evitare errori e spiacevoli sorprese.

“Tartarughine” ma solo per poco!

Nei negozi quasi sempre vengono venduti esemplari molto giovani lunghi pochi centimetri provenienti da allevamenti specializzati e molti credono che siano destinati a rimanere più o meno tali: grande errore! La maggior parte delle specie è destinata, se allevata correttamente, a diventare nel giro di pochi anni una tartaruga adulta lunga in certi casi anche più di una trentina di centimetri. Questo è di importanza fondamentale per procedere all’acquisto: quando non si dispone dello spazio necessario, infatti, occorre orientarsi verso specie di piccole dimensioni oppure rinunciare. In ogni caso, mai decidere di abbandonare la tartaruga troppo cresciuta in natura in quanto questa rappresenta una grave minaccia per l’ecosistema locale!

 

E’ importante cambiare spesso l’acqua avendo cura che questa abbia la stessa temperatura di quella della vasca. Mentre il fondo si pulisce con un apposito sifone, il filtro va pulito a mano.

 

Allevamento

Le vaschette di plastica con la palma finta al centro sono solo una soluzione temporanea: presto lo spazio sarà insufficiente. Molto meglio, quindi, orientarsi fin da subito su vasche più capienti in grado di contenere la quantità d’acqua sufficiente per permettere alla tartaruga di tenere agevolmente la testa fuori appoggiandosi al fondo con le zampe posteriori. Una volta cresciute, poi, sarà possibile allevarle durante la bella stagione in grandi vasche all’aperto.

Mai senza

Non dovrà mancare una zona emersa facilmente raggiungibile (pari a circa un quarto della superficie totale della vasca) né un riscaldatore da acquario che mantenga la temperatura dell’acqua sui 25°. Sopra la zona emersa, invece, va obbligatoriamente sistemata una lampada specifica per rettili che emette raggi UVB, che dovrà restare accesa per circa 10-12 ore al giorno. Essa è indispensabile per favorire l’assimilazione del calcio da parte dell’animale evitando così malformazioni ossee e altre gravi patologie. Un accessorio molto gradito alle nostre tartarughe è una piccola lampada/faretto da sistemare sopra la zona emersa capace di portare la temperatura fra i 30° e i 35° per almeno qualche ora al giorno, favorendo la digestione e il corretto metabolismo. Infine, è vivamente consigliato un filtro (interno o esterno) che favorisca la pulizia dell’acqua.

Alimentazione

Gran parte delle tartarughe acquatiche è onnivora, ma prevalentemente carnivora da piccola. L’alimentazione dev’essere varia e quotidiana: pesce crudo, gamberetti, molluschi, insetti, lombrichi, carne magra e pellet specifico devono rappresentarne la base. Radicchi e piante acquatiche vanno somministrati sempre più frequentemente man mano che l’animale cresce fino a diventare la base della dieta una volta che questo è diventano adulto. I piccoli gamberetti e gli insetti essiccati che si trovano in commercio, invece, hanno uno scarso valore nutritivo e andrebbero usati solo in caso di emergenza in mancanza di altro. È importante, piuttosto, integrare l’alimentazione con calcio e saltuariamente anche con vitamine: nel primo caso è possibile utilizzare anche l’osso di seppia (sia grattugiato sul cibo che lasciato a disposizione nella vasca) oppure si può ricorrere a preparati in polvere specifici così come nel caso delle vitamine, da usare una o due volte a settimana.

Le malattie più comuni

Questi rettili sono molto robusti e le patologie più comuni riscontrabili in allevamento domestico sono determinate da errori di gestione. Tra le cause principali ritroviamo, ad esempio, temperature troppo basse, mancanza di raggi UVB e alimentazione inadeguata. Occorre tener presente che parliamo di animali eterotermi (la temperatura corporea dipende da quella dell’ambiente in cui vivono), per cui temperature troppo fredde comportano un rallentamento di tutte le sue funzioni vitali, comprese la digestione e le difese immunitarie. La mancanza di una fonte di raggi UVB, invece, comporta una mancata assimilazione del calcio, componente fondamentale dello scheletro e del guscio: il carapace può risultare quindi morbido o deforme. In queste condizioni si può sviluppare la sindrome di MOM: quando il calcio raggiunge livelli ematici estremamente bassi potrebbe sopravvenire la morte. Altra patologia piuttosto frequente, infine, è l’occlusione intestinale: le tartarughe hanno spesso l’abitudine di ingoiare il materiale di fondo per cui è sempre consigliabile non usare sassolini di piccole dimensioni.

A cura di Stefano Mongiusti, Medico Veterinario, acquariofilo ed erpetofilo